Scritto da Admin
15 Apr 2008

Anidride carbonica out, effetto serra nel marketing

IMPATTO ZERO A SCAFFALE… Tesco mappa le emissioni di CO2 relative a ciclo di produzione e di distribuzione di 30 prodotti a marchio d’insegna. Muove così i primi passi verso un’etichettatura internazionale, finalizzata a garantire ai consumatori una migliore informazione sull’impatto ambientale delle merci. Per guidarli verso scelte d’ acquisto più rispettose dell’ambiente. L’indagine è condotta con il supporto di Carbon Trust, ente privato promosso dal governo britannico.
IMPATTO ZERO NEL NON-FOOD…Marks&Speancer si è pubblicamente impegnata a diventare un’azienda a impatto zero entro il 2012, a fronte di ingenti investimenti. Altri grandi retailer europei lanciano iniziative simili, C&A ha ideato il programma ‘wec&are’ che, per esempio, introduce le nuove etichette che pilotano il lavaggio dei prodotti a temperature più basse. Campagne analoghe sono state attuate in Svezia da H&M, che si impegna a favorire il trasporto delle merci via nave e a utilizzare fonti di energia rinnovabili, e in Spagna, da Mango.
…E IMPATTO RIDOTTO DI FILIERA. L’oreal, insieme con Reckitt Benckiser, Procter&Gamble e Unilever, ha aderito al Carbon Disclosure Project, che ha come obiettivo la creazione di un metodo standard di misurazione dell’impatto ambientale in tutta la catena di fornitura. La casa francese in occasione del IV congresso Perfume, Cosmetics and Design Packaging svolto a fine gennaio a Parigi ha presentato nuove confezioni che rispettano l’ambiente. P&G ha annunciato un progetto per ridurre di un ulteriore 10% le emissioni di CO2 causate dai prodotti, arrivando ad un abbattimento complessivo del 40% del decennio 2002-2012.
ETICITA’ SOTTO IL GUSCIO… Il Regno Unito attua in anteprima una normativa Ue che entrerà in vigore entro il 2012, volta al miglioramento delle condizioni del bestiame allevato in gabbia, varata sulla scia delle annose polemiche inerenti alle condizioni dei polli in batteria. Grazie a campagne Tv di sensibilizzazione con testimonial d’eccezione, quale lo chef Jamie Oliver, le insegne inglesi, prima fra tutte Sainsbury’s, si sono impegnate a eliminare le uova provenienti da allevamenti in batteria dagli scaffali e dai prodotti a marchio insegna.
…E NEL MERCATO DEL LUSSO. Sempre più spesso nel mercato del lusso l’esclusività si coniuga al rispetto per l’uomo e per l’ambiente. Il contenuto etico dei marchi del lusso non solo influisce sul richiamo commerciale ma diventa anche il soggetto delle campagne di comunicazione. Si spazia dalla denuncia delle condizioni di lavoro nelle miniere di diamanti (Fifi bijoux, primo marchio di gioielleria etica) al sostegno del Climate Project di Al Gore (Louis Vuitton). Il mercato apprezza e i profitti crescono, come nel caso della borsa in cotone biologico con la scritta ‘i’m not a plastic bag’, venduta per 200 sterline su e-bay.
Fonte: Markup