Scritto da Admin
18 Giu 2008

Con il fast fashion i consumatori indossano la moda “mordi e fuggi”.


All’insegna del dinamismo, il canale fast fashion incontra sempre più consensi grazie alla capacità eclettica di proposte modaiole che seguono gli stili e i gusti di un pubblico giovane. Forte di una struttura organizzativa che permette ai retailer di attuare cicli di sviluppo dei prodotti molto brevi, nonché una politica di continuo riassortimento, il fast fashion insegue i trend del momento a prezzi accessibili catturando l’attenzione di target specifici e ben identificati. Si tratta principalmente di persone giovani desiderose di vestirsi come i loro idoli e con un reddito che permette di acquistare abbigliamento alla moda con una certa frequenza. La rispondenza alle esigenze di moda che vanno configurandosi in questo ultimo periodo unite all’accessibilità in tempi rapidi, correlate a una forte attenzione al prezzo, concorrono al successo di questa formula: negli ultimi cinque anni il fatturato dei player fashion è cresciuto mediamente del 15-20% (mentre il segmento lusso ha registrato una crescita dello 0,8%) con un valore di mercato dell’ 11% (fonte Bain & Co.).

Il core target sono i giovani

Questo spaccato si inserisce in un quadro più complesso che vede la capacità di reddito delle famiglie italiane messa a dura prova. Nonostante tutto la domanda interna del settore abbigliamento risulta difficilmente comprimibile. A confermarlo è una ricerca di Publica Res per Confesercenti secondo la quale 8 intervistati su 10 giudicano gli acquisti di abbigliamento una realtà oggettiva a cui tengono molto. Sono infatti l’80% degli italiani che identificano nello shopping un catalizzatore d’interesse, mentre la percentuale si sposta a 30 per identificare quel gruppo di persone che non rinuncia agli acquisti. Mediamente il core target di acquirenti di abbigliamento è rappresentato da donne, under 35, il cui interesse verso l’universo moda aumenta con l’aumentare del livello d’istruzione. Da una stima sui dati Istat questo universo di consumatori può contare su un budget per l’abbigliamento e calzature equivalente a poco meno di 125 euro al mese, cifra equiparabile al 6,5% della spesa totale.

Proseguendo nell’analisi, dall’indagine Publica Res – Confesercenti emerge un dato interessante: l’abbigliamento risulta essere, in un’ipotetica graduatoria degli acquisti, tra il primo e il secondo posto tra gli juniores.

Questo dimostra quanta importanza attribuiscono i giovani all’abbigliamento e conferma le performance finora registrate dal fast fashion a discapito di altri canali quali il non specializzato che ha perso oltre il 17% di fatturato o altri canali, tra cui l’ ambulantato (che si attesa in ogni caso il terzo canale del comparto abbigliamento-calzature) con il 12% in meno di fatturato (fonte osservatorio Indicot-Ecr sulla distribuzione moderna nel mercato non-food, 2007)

USA E GETTA

Il canale della moda-veloce si plasma, dunque, su un consumatore sempre più esigente che in questi anni ha cambiato il suo atteggiamento verso lo shopping; un pubblico, come più volte detto, giovane e per certi versi infedele, praticante del cross-shopping, che tende a mescolare stili e marchi abbinando capi di lusso ad altri di minor valore commerciale come possono essere quelli delle insegne fast fashion. L’attualità culturale apportata da queste ultime catalizza un’identità precisa che riverbera il rapporto che le nuove generazioni hanno con il proprio corpo, con il vestire e con il consumo in generale. Partendo da questa considerazione possiamo definire l’offerta delle insegne fast moving una moda “usa e getta” che si consuma nel breve arco temporale di qualche settimana e che garantisce un elevato grado di attrazione da parte dei consumatori a visitare i punti vendita per rimanere aggiornati sulle ultime novità.

Fonte: Mark-Up