Scritto da Admin
15 Apr 2008

Guerrilla? Basta non far prigionieri

Fare guerrilla marketing è una faccenda complicata. Richiede(rebbe) un pensiero profondo alle spalle della generazione di un’idea straordinaria. Purtroppo, molte volte il tempo non c’è e in alcuni casi non ci sono nemmeno le risorse strategiche a disposizione. Sembrerebbe un’impasse irrisolvibile. Ma se siete in queste condizioni, rassicuratevi, una scorciatoia c’è.
Se il Guerrilla consiste nel far rumore, basta fare un botto ancora più grosso. Se è una guerra non convenzionale, basta non fare prigionieri. In effetti esplorando le casistiche emergono casi che brillano per la loro irruenza, violenza, per la generazione di awareness attraverso il trash.
Uno degli ultimi tabù della comunicazione (e quindi del GM) resta quello della morte – ma già nel lontano 1972 lo affrontò l’inquietante Alfred Hitchcock che, per il lancio di Frenzy, fece realizzare un manichino a sua immagine e lo mandò a galleggiare, rigido come un cadavere, sulle acque del Tamigi. Ne ricavò il trailer ma, senza rendersene conto, aveva compiuto una delle prime azioni di Guerrilla.
Se furono probabilmente pochi i londinesi a spaventarsi nel vedere il finto trapassato, furono molti di più, 32 anni dopo, gli americani che si presero un bello spavento mentre visitavano, al Los Angeles Convention Center, l’E3 – evento di riferimento del mercato mondiale dei videogames. Breve background: in quel periodo, con una fine strategia di marketing, l’esercito americano aveva deciso di cambiare il proprio approccio al reclutamento – comprendendo che, per portare a bordo giovani intelligenti e in grado di maneggiare le sofisticate tecnologie del guerriero moderno, si doveva cambiare rotta.
Tra le innovazioni sviluppate, la creazione di un videogioco che simulava la vita della recluta, permettendo di fare ‘esperienza’, di vedere com’era la US Army da dentro. Realizzato alla grande, con uso di consumati specialisti e distribuito gratuitamente, ‘America’s Army’ era il perfetto scivolo per innescare la promise dell’esercito (pre infognamento iracheno) – promise definibile come ‘ti piace giocare alla guerra? Arruolati, we are the real thing’.
Per supportare la presentazione di questo gioco alla mostra, il colpo di genio fu quello di usare davvero ‘the real thing’ cosicchè il centro convegni fu attaccato da squadre delle Special Forces, commandos che si calano da un elicottero d’assalto Black Hawk con un colpo di mano da 45 minuti con spari, pitture mimetiche in faccia e tutto quanto.
Più Guerrilla di così, si muore. Chiaro che avendo a disposizione il budget per elicotteri, soldati veri e quant’altro, si riescono a fare delle cose maiuscole e dei botti belli grossi (troppo?). In fondo, chi ha mai detto che Guerrilla significhi sempre Low Budget?
In realtà poi, è perfettamente possibile fare sì che il mondo parli di te con due lire. Basta buttarla sull’heavy trash – alla Tarantino, per intenderci. Non è dunque un caso che proprio il lancio in DVD del suo ‘Death Proof’ in Olanda sia stato protagonista di una delle operazioni più granguignolesche che si ricordino; consistente nell’abbandonare davanti ai cinema, sul marciapiede, un insanguinato braccio umano violentemente estirpato dal suo legittimo proprietario, che stringeva in pugno (il braccio, che facesse l’ex-proprietario non si sa) il DVD in oggetto. Secondo quanto riportato il braccio usato come device attention-getting sarebbe stato un’abile replica, ma non si hanno conferme oggettive in proposito.
Un messaggio per tutti i giovani che sognano di entrare nell’eccitante, rumoroso, glamorous mondo del Guerrilla Marketing. Se volete fare alla svelta, lasciate stare di studiare la strategia o di farvi le ossa nella creatività. Se continua così un diploma come esperto di effetti speciali e uno stage come truccatore di uno splatter horror B-movie potranno aprirvi una corsia preferenziale. Una specifica formazione come rianimatore o soccorritore della Croce Rossa costituirà inoltre caratteristica gradita ai fini dell’assunzione.
Fonte: ADVertiser