Scritto da Admin
03 Ott 2008

Il volto sfaccettato del commercio italiano


Il nostro sistema distributivo ha dimostrato grandi capacità di rinnovamento. Lo indicano il numero, in incremento, degli esercizi e una più ampia varietà di formule.

Pure nel contesto di stagnazione dei consumi, il commercio sta dimostrando notevole capacità di rinnovamento come dimostra in primis la crescita della produttività per addetto. Mentre dal 2002 alla prima metà del 2007 il commercio al dettaglio ha accresciuto il numero di unità produttive locali, d’altra parte si registra un drammatico turnover: le chiusure sono state quasi 330.000. Il Mezzogiorno sta recuperando terreno nella direzione di un assetto distributivo più moderno ma spesso senza forme di compensazione.
In generale da un sistema di tipo tradizionale, caratterizzato da un numero limitato di tipologie, con prevalenza di piccole imprese e basso livello di modernizzazione, si è passati a una prevalenza di varietà di formule distributive ma allo stesso tempo è aumentata la concorrenza tra le imprese commerciali in funzione dei servizi offerti, della localizzazione, dell’ assortimento e del mix qualità/prezzo.

Secondo l’Osservatorio Nazionale del Commercio presso il Ministero dello Sviluppo economico, oggi i consumatori possono contare su una rete di esercizi al dettaglio di 958.593 punti di vendita compresi distributori di carburante, farmacie, rivendite di tabacco e altri generi di monopolio. Rispetto al 2002 questo stock è incrementato di 81.550 unità, risultato che però sintetizza andamenti diversificati dal punto di vista delle merceologie vendute.
Nel food infatti, in cui opera circa il 25% dei punti di vendita al dettaglio, la ristrutturazione dell’ apparato distributivo è avvenuta con maggiore intensità e si è manifestata nella progressiva sostituzione delle unità alimentari specializzate di piccole dimensioni con punti di vendita di media/grande superficie e nello sviluppo di tipologie di offerta maggiormente rispondenti a una domanda più articolata e complessa.
Modifiche meno rilevanti hanno interessato il non alimentare in cui quasi tutte le categorie merceologiche, grazie anche ai minori vincoli della normativa sul commercio per l’apertura di piccoli esercizi, hanno registrato un aumento dello stock dei punti di vendita: tra il 2002 e il 2007 l’incremento complessivo è stato di 83.146 unità.
Molto diversificata la situazione del dettaglio anche dal punto di vista dei canali distributivi con andamenti diversi a livello regionale, anche se nel suo insieme il sistema propone un mix commerciale assai più equilibrato rispetto al passato, e in cui la funzione di prossimità e di specializzazione del piccolo esercizio rimane un valore fondamentale accanto ai servizi offerti dalle tipologie più moderne.

Nucleo centrale del sistema distributivo italiano è il piccolo dettaglio, una rete di imprese caratterizzate soprattutto dalla localizzazione diffusa, da superfici piccole-medie adatte a soddisfare un mercato di riferimento limitato e da un assetto proprietario familiare.
A giugno 2007 gli esercizi erano oltre 763.000, con un incremento dello stock di circa 36.000 punti di vendita rispetto al 2002 (+4,9%), ma con andamenti diversi tra le varie regioni del Paese. Alla modesta evoluzione positiva dei punti di vendita del Centro-Nord fa da contrappunto la dinamica imprenditoriale molto positiva che a partire dal Lazio (+15,1 %) ha interessato tutto il Sud (+7,4%) dove la diffusione è molto capillare. E mentre tra il 2002 e il 2007 gli specializzati alimentari, cioè i piccoli punti di vendita di frutta e verdura, macellerie ecc., hanno registrato un calo a livello nazionale dell’ 8,5%, in controtendenza appare l’evoluzione del numero dei non specializzati a prevalenza alimentare (+5,6%); nel comparto non alimentare la crescita ha riguardato tutte le regioni, più accentuata nel settore dei tabacchi (+15,4%) e per l’abbigliamento -calzature -cosmetici (+ l0%).

Ciò nonostante il supermercato rimane uno dei luoghi privilegiati dalle famiglie. In Italia il suo sviluppo non ha conosciuto soste ed è avvenuto con l’apertura di un ventaglio di tipologie (di prossimità, integrato) con variazioni nelle dimensioni della superficie di vendita, nella localizzazione e nell’ampiezza di assortimento. Oggi lo stock dei super è composto da 8.569 punti di vendita concentrati per oltre il 50% nelle regioni del Nord, circa i128% al Sud, il resto al Centro. La crescita – 1.677 nuove unità rispetto al 2002 con un incremento della superficie di vendita complessiva del 27,5% – , ha interessato tutte le regioni, ma in alcune è stata più accentuata come in Lombardia (+223) e Veneto (+192), ma anche Sicilia (+ 184) e Sardegna (+ 166).
Non stupisce, infine, che dei 490 ipermercati oggi presenti in Italia, ben 312 siano ubicati al Nord, dove la presenza di aree di intensa urbanizzazione e con livelli di reddito elevati ne ha favorito lo sviluppo fin dal principio
Fonte: Largo consumo