PROGETTI SPECIALI
Forse la colpa la potremmo dare a L’Oreal. Quando la star di turno è passata da “lo valgo” a “Voi valete” (e a me viene da rispondere “anche voi valete, mia bella signora … “).
Forse da lì la gente si è montata la testa e ha iniziato a pensare di valere davvero qualcosa e di avere qualcosa da dire.
Non fosse stato per internet poi, la cosa si sarebbe risolta in una bolla di sapone, con “a ggente” che come al solito mugugna ma la loro voce non si sente molto in là.
Stavolta hanno trovato un maledetto megafono e si sono scatenati. Hanno iniziato a parlare. Abbiamo così scoperto che abbiamo a che fare con una banda di esibizionisti. Non di quelli che si aprono improbabili impermeabili al parco, ma che si sfogano in rete a creare. A pubblicare. A generare contenuto. A mettersi in piazza pubblicando propri profili e svelando lati della propria personalità che fino a ieri avrebbero tenuto segreti (è stato con un certo imbarazzo che su Facebook ho ricevuto da una amica, apparentemente molto tranquilla, l’invito a installarmi l’applicazione “Dominatrix”, della serie frustino e manette … ).
Talent show in salsa anarchica
E quel che forse è peggio per 100 che si esibiscono e pubblicano, 1.000, 10.000 gli danno corda, leggono, fruiscono. Gli esibizionisti trovano un pubblico di voyeur che succhia avidamente questa comunicazione generata dal basso che riempie gli spazi della rete ma sopratutto il tempo libero, portando via preziosi minuti e preziosissima attenzione dai media istituzionali. Portando via consumo, ricordo, attenzione agli spot. Tant’è che la FOX, in America, per vedere se è possibile iniettare un po’ di vita nei break pubblicitari, ha annunciato che nella prossima stagione, a titolo sperimentale, taglierà del 50% gli spazi pubblicitari inseriti nelle serie di punta … per vedere se facendo meno pubblicità la gente la guarderà e ricorderà di più. E gli inserzionisti manterranno, o rimetteranno, la mano al portafoglio per comprare contatti che funzionino. L’esibizionista è contraddistinto, nella maggior parte dei casi, dal desiderio di fare vedere al mondo quanto sia bravo, quanto straordinari siano i suoi talenti. Invece di accettare il naturale canale dei talent show, di calcare il palcoscenico di un reality, questi anarchicamente si fanno un palcoscenico per conto loro o approfittano di spazi messi a disposizione di altri (che sfruttano il content user generated per vendere pubblicità). E così ci rifilano ad esempio le loro foto, i loro scatti più pregiati.
Gratis et amore Dei. Sì perché, in fondo, a questa generazione di depravati non interessa tanto cercare di farsi qualche soldo extra, interessa di più esibirsi e possibilmente ricevere, dalla comunità di complici e spettatori tangibili, apprezzamenti. Alla ricerca di un massaggio dell’ego, potremmo intitolarla.
I mercati sono davvero conversazioni?
Gli esibizionisti della rete hanno poi alzato la cresta e pretendono non solo di parlare fra loro e con la platea dei loro spettatori. No, pretendono anche di parlare con le aziende. Sarà che si sono letti il famoso (per qualcuno) “Cluetrain manifesto” che già nel lontano 1999 profetizzava che tutti i mercati sono conversazioni. L’hanno preso alla lettera. E pretendono di conversare con le aziende. Bella pretesa, che l’azienda e il suo sistema di comunicazione passi dalla voce imprenditoriale a quella umana. Come se all’interno dell’azienda ci fossero persone, interessate a parlare con altre persone … E allora, visto che l’azienda non conversa (com’è nel naturale ordine delle cose), questi riprendono a parlarsi fra di loro. E a parlare di noi, aziende. E i canali della comunicazione ci sfuggono di mano. Quello che si dice di noi e dei nostri prodotti non passa più solo per la regia del nostro reparto pubblicità e propaganda. La marca e i prodotti che sono nostri vengono commentati, reinterpretati, reinventati da persone che, nell’ordine dell’Universo dovrebbero avere solo il compito di comprare e stare zitti, come è stato per anni ed anni nella storia dell’umanità. No, i maledetti esibizionisti devono far vedere quanto sono in gamba e sviscerare i nostri prodotti, portare in luce le magagne, addirittura suggerire idee e usi a cui noi non avevamo pensato, a fare operazioni virali e di comunicazione – e quello che ci dà più fastidio, spesso a favore e non contro il nostro prodotto. Signori giù le mani e ad ognuno il suo mestiere.
Nostalgia anni ‘50
Non ci resta dunque che invocare (e il momento è favorevole, il pendolo oscilla dal lato di un maggiore rigore e di un maggiore controllo dello Stato) l’intervento di brigate del Buoncostume telematico, che severamente reprimano gli esibizionisti e permettano al nostro sistema di comunicazione di tornare serenamente allo status quo ante. Del mondo degli spot e della comunicazione disintegrata.
Anzi, già che ci siamo, al mondo degli anni 50, all’era dei Mad Men …
Fonte: Advertiser