Scritto da Admin
16 Mar 2009

Quelli che il mercato..Oh yeah!

Li si è visti a livello planetario. Liberisti di ferro, indefessi sostenitori della deregulation e della necessità di sciogliere “lacci e lacciuoli” correre a piatire l’intervento dello Stato e – soprattutto – delle sue (capaci?) tasche per parare gli effetti nefandi della crisi finanziaria. Istituti bancari o fabbriche di automobili, in Europa o negli Usa: cambia poco o nulla.
E li si è visti a livello “micro”: tutti a elogiare il valore e i benefici della concorrenza, purché riguardasse gli altri. Anche qui, dai tassisti alla farmacie, dagli ordini professionali agli edicolanti, non c’è differenza.

Il mercato della comunicazione no. Ha sempre avuto poche regole. E ancor meno ne ha chieste. Competitività vera, nessuna rete di sicurezza. Ha sempre fatto da sé, quando la situazione era buona. E quando non lo era. Anche adesso, con visibilità zero sul futuro più prossimo, e concessionarie e centri media che stanno ancora lavorando sulle pianificazioni di dicembre. Altro che previsioni a tre mesi. Qui non si vede neanche a tre settimane. Forse a tre giorni. Ma ogni limite ha la sua pazienza, ricordava saggiamente il principe De Curtis. Passi non chiedere nulla allo Stato, ma qui si va un po’ oltre.
Una Finanziaria che taglia più del ragionevole i budget di comunicazione della P.A., che solo da qualche anno stava faticosamente avvicinandosi ai livelli di investimento dei paesi più avanzati.

E poi piccole e grandi punture di spillo, come quel bando pubblico che chiede quale gentile cadeaux uno studio di immagine coordinata, e si permette di essere schizzinoso nei confronti di chi tale regalo dovrebbe elargire. Per arrivare fino al caso-limite, al punto da determinare la reazione di AssoComunicazione, della gara con annessa assunzione di personale già in forza al committente. Portando il concetto al paradosso, vedremo forse un giorno Fiat bandire un nuovo modello di gara creativa tra le agenzie. Per portarsi a casa la realizzazione della campagna di brand, e 300 cassaintegrati del reparto Carrozzerie di Mirafiori.

Fonte: Pubblicità Italia