Scritto da Admin
14 Mar 2008

Retail branding: l’insegna diventa marca

Un distributore che si trasforma in brand. Solo fino a pochi anni fa avremmo condannato al rogo chiunque avesse affermato una tale eresia. Eppure oggi è una realtà sotto gli occhi di tutti, una sorta di incantesimo dimostrato empiricamente.
Quando parliamo di retail ci vengono in mente le innumerevoli catene che hanno sostituito il negozio “sotto casa” e che negli ultimi anni si sono impadronite non solo del mercato, ma anche del cuore del consumatore.
Da mero contenitore di prodotti, l’esercizio commerciale si è evoluto in qualcosa di più importante.
Le stesse marche di successo oggi devono lottare per imporre le proprie ragioni nei confronti del distributore, per avere, come si suol dire, un posto al sole nella “playa del retail”.
Il distributore ha oggi un potere talmente grande da potersi permettere perfino di proporre prodotti “auto-griffati” con il proprio marchio-insegna, sviluppando così un fenomeno che si è affermato in modo sostanziale nell’ultimo ventennio.
Attraverso la propria insegna, oggi un punto di vendita stabilisce un legame emozionale con l’individuo, non esercitando, come avveniva un tempo, la sola azione informativa sulle tipologie di merci che distribuiva.
Virtù come fiducia, garanzia e qualità acquisiti dai grandi della GDO, hanno consentito di attribuire un enorme valore commerciale ai prodotti distribuiti, così da permettere anche la creazione di marche private (private label) che vanno ad integrare l’offerta esistente, o addirittura a sostituirla.
Quindi, in futuro, per costruire una marca retail bisognerà avviare il classico processo basato sulle direttive del branding: identificare e personificare un insieme di valori propri della marca, differenziati e differenti rispetto a quelli del prodotto, capaci di originare un autonomo coinvolgimento di esperienze in grado di crescere nel tempo.
Tutto questo oggi è possibile in modo automatico, perchè certi fattori sono innati nel brand. Dobbiamo considerare che la forza con cui un marchio traccia il solco del proprio destino fa sì che la costruzione di un’identità si delinei in modo del tutto istintivo, molte volte inconsapevolmente oltre gli sforzi programmati e precostituiti delle attività di marketing e comunicazione.
Come nel film “Jurassic Park” – in cui l’uomo intende gestire la Natura, che invece sceglie il suo corso di vita – così la marca con la propria naturale ragion d’essere scrive nella mente delle persone il suo senso dell’esistenza.
Insomma, non si può arrestare il cammino di una marca, nel bene o nel male. Fidelizzazione e maggior profitti sono quindi il frutto dell’affermazione di un retail-brand ben congeniato, cogliendo l’opportunità di conquistare una leadership del settore di riferimento in termini di posizionamento e di soddisfazione del cliente.
Fonte: Mediaforum